Storia del Flipper ed evoluzione dei Pinball-game

Il gioco del Pinball, introdotto in Europa nel dopoguerra, venne battezzato Flipper per via della scritta riportata sopra le palette respingenti. Il termine "Flipper" diventò di uso comune, principalmente in Italia e in Francia, per indicare genericamente l'intera macchina da gioco. Possiamo quindi considerare il Flipper l'incarnazione nostrana del Pinball americano.

Le nuove tecnologie necessitano di un terreno su cui attecchire, hanno bisogno di essere associate a un'industria preesistente o a un'idea familiare. Per questo motivo, le persone chiamavano scherzosamente le prime automobili "carrozze senza cavalli". Quel nome aiutava a definire il concetto e trasformava quei nuovi e misteriosi trabiccoli in un'estensione di un mezzo di trasporto già conosciuto e accettato.
I videogiochi beneficiarono di una stretta relazione con l'industria del divertimento, che era già ben radicata.
Ma mentre l'industria del divertimento dovette faticare non poco per trovare la sua legittimazione, per i videogiochi non rappresentò quasi mai un problema.

"Pur non avendo un legame diretto, possiamo presumere che i videogiochi non sarebbero mai esistiti senza i flipper. Accadde la stessa cosa con le biciclette e le automobili: un'industria ha portato allo sviluppo dell'altra, dopodiché sono coesistite fianco a fianco".
— Steven Baxter, The CNN Computer Connection

Le origini dei flipper possono essere fatte risalire alla Bagatella, una forma di biliardo in cui il giocatore usava una piccola stecca per spingere le biglie su un tavolo inclinato. Lo scopo del gioco consisteva nel mandare le biglie in una delle nove buche disposte sulla superficie del tavolo.
Di origine francese, la Bagatella trovò una certa diffusione negli Stati Uniti e si narra che anche il presidente Abramo Lincoln ne fosse un appassionato giocatore.

Verso la fine dell'800, la piccola stecca usata nella Bagatella venne sostituita da un pistone a molla e questa evoluzione portò ad una nuova versione del gioco che gli americani battezzarono "Pinball".
Se ci fu un evento particolare che spianò la strada alla moderna industria dell'intrattenimento videoludico, fu l'introduzione di "Baffle Ball" da parte di David Gottlieb.
Il fondatore della Gottlieb Company era uno showman e un inventore che una volta ebbe l'idea di portare delle attrazioni in una sperduta località del Midwest e allestire una piccola sala giochi per gli operai di un pozzo petrolifero.

David Gottlieb conosceva la fine l'alchimia fra abilità e casualità che rendeva un gioco divertente e aveva il talento per rifinire quei dettagli che lo facevano apprezzare ancora di più.
Nel 1931, Gottlieb creò un gioco chiamato Baffle Ball: non faceva uso di elettricità e somigliava vagamente ad un moderno flipper.

Era costruito con un cabinet in legno che aveva una sola parte movibile — il pistone. I giocatori usavano il pistone per lanciare le biglie sul tavolo inclinato di 7 gradi su cui erano presenti numerosi perni che condizionavano il moto delle biglie, in modo più o meno casuale, finchè queste finivano in delle vaschette a cui era associato un punteggio.

Per un penny (un centesimo di dollaro), i giocatori potevano lanciare sette biglie.
Baffle Ball non aveva palette, respingenti o un dispositivo per tenere traccia del punteggio. Una volta che veniva lanciata la biglia, l'unico modo che i giocatori avevano per controllarla consisteva nell'assestare dei colpetti, più o meno vigorosi, al cabinet di Baffle Ball, una tecnica che in seguito divenne nota come "tilt".
A volte, i giocatori colpivano il tavolo con tale violenza da farlo scivolare di diversi centimetri durante una singola partita.

Nel giro di qualche mese, Baffle Ball riscontrò un successo incredibile. Nel periodo di massima popolarità, la Gottlieb Company arrivò a sfornare 400 cabinet al giorno. David Gottlieb fu il primo imprenditore a produrre in massa dei tavoli da pinball in una vera e propria fabbrica, per questo viene ricordato come “l'Henry Ford dei pinball”. I concorrenti che lavoravano ancora con metodi artigianali non erano in grado di impensierirlo.

"Ben presto, degli imitatori iniziarono ad affacciarsi sul mercato. La maggior parte delle persone coinvolte in quel business lavorava nel proprio garage. I tavoli prodotti dalla Gottlieb erano leggermente più cari, erano venduti a $16.50, circa $1.50 in più rispetto alla concorrenza. Ma mio nonno usava un legno di noce, di migliore qualità. Anche i perni in metallo avevano una finitura migliore.
Voleva che quelli prodotti da lui fossero le Cadillac dei tavoli da pinball
".
—Michael Gottlieb, nipote di David Gottlieb

Quando Gottlieb dimostrò che quel business era profittevole, i competitor si fecero più agguerriti.
David Rockola creò diversi tavoli da pinball con un buon successo, prima che la sua compagnia diventasse uno dei nomi più famosi nel campo dei jukebox.
Il primo pinball di Ray Moloney, "Ballyhoo", vendette così bene che il nome dell'azienda venne cambiato da Lion Manufacturing a Bally.

Il principale concorrente di Gottlieb era Harry Williams, un ingegnere di Stanford. Grazie alle sue competenze tecniche, Williams portò un contributo notevole a tutta l'industria.
Entrò nel mercato come semplice distributore di macchine da gioco create da altre compagnie ma presto si rese conto che poteva acquistare dei tavoli da pinball usati e ricondizionarli, applicando tutte le modifiche di sua invenzione, ad un costo considerevolmente più basso rispetto all'acquisto di quelli nuovi.

Nel 1932, Williams decise di innalzare il livello di sfida nel gioco del pinball limitando l'entità dei colpi che i giocatori erano soliti utilizzare. Progettò un dispositivo fissato alla base del tavolo che conteneva una sfera di metallo poggiata su un piccolo piedistallo. Se i giocatori avessero colpito il tavolo con troppa violenza, la sfera sarebbe caduta giù dal piedistallo facendo terminare la partita.
Inizialmente, questo dispositivo venne chiamato "spia", ma quando Williams sentì un giocatore esclamare che la macchina aveva fatto "tilt", lo ribatezzò proprio "meccanismo di tilt".
L'innovazione fu presentata in un gioco chiamato "Advance". In seguito, Williams rifinì il meccanismo di tilt rimpiazzando la sfera con un pendolo e, da lì in poi, quel dispositivo finì per essere presente in quasi ogni pinball game prodotto.

Nel 1933, Williams costruì Contact, il primo pinball "elettrico". Il nome Contact si riferisce alle sue vaschette, alimentate elettricamente: quando la biglia finiva in questi "punti di contatto" veniva assegnato un punteggio e subito respinta sul tavolo per proseguire il gioco.
Come per il "tilt", questi accorgimenti elettromeccanici diventarono uno standard, continuando ad essere utilizzati anche nelle moderne incarnazioni del gioco.

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Contant, il pinball elettrificato di Harry Williams (1932)

"Prima di Contact, il gioco consisteva solo nell'imprimere la giusta parabola affinché la biglia trovasse la sua strada, quasi magicamente, fra i perni che ostacolavano il suo percorso lungo il tavolo.
Con i punti di contatto, era necessaria una relativa precisione da parte del giocatore per indirizzare la biglia, ma c'era una maggiore interazione con il tavolo da pinball: il moto della biglia veniva modificato ed erano emessi dei suoni, veniva restituito un feedback che aumentava il coinvolgimento. Questi elementi contribuirono in modo determinante al successo del gioco
".
—Roger C. Sharpe, autore di Pinball!

Pinball PayOut e il gioco d'azzardo

Sebbene fosse ben a conoscenza delle innovazioni portate da Harry Williams, c'era una nuova tendenza che preoccupava maggiormente David Gottlieb: i produttori di slot-machine avevano cominciato ad introdurre delle nuove macchine, denominate "payout", che combinavano il pinball con il gioco d'azzardo. Come il nome lascia intuire, con i pinball di tipo payout, il giocatore poteva vinceva delle monete se otteneva un particolare punteggio oppure se la biglia finiva in una locazione bonus. In alcuni casi, invece del premio in denaro, la vincita consisteva semplicemente in una partita extra.
Gottlieb riteneva che queste macchine fossero un pericolo per l'intera industria: i Payout avevano trovato una certa diffusione negli ambienti gestiti dalla criminalità, durante la crisi degli anni '30. Gottlieb sospettava che prima o poi le istituzioni politiche avrebbero messo fuori legge quelle nuove macchine e qualunque altra cosa ad esse correlata.

"Era evidente come al giocatore fosse richiesta una certa dose di abilità, ma fondamentalmente la legge associava quelle macchine al gioco d'azzardo. I payout partirono legalmente in molti stati. Gradualmente le macchine di questo tipo finirono fuori legge perchè erano spesso presenti accanto alle slot machine nelle sale da gioco illegali in mano alla mafia.
Si trattava di pochi nichelini ma era pur sempre gioco d'azzardo
".
—Eddie Adlum, RePlay Magazine

I timori di Gottlieb si rivelarono fondati. Quando gli stati vararono delle leggi per vietare i giochi di tipo payout, vennero automaticamente messe fuori legge tutte le forme di pinball.
La battaglia contro i pinball salì alla ribalta della cronaca grazie al carismatico sindaco di New York, Fiorello LaGuardia.
Nella sua continua crociata per combattere la criminalità organizzata, presentò una mozione per mettere al bando i pinball.
Dopo sei anni di tiremmolla, la corte approvò la richiesta di LaGuardia: venne deliberato che i pinball rappresentavano un'estensione del gioco d'azzardo e ciò li rendeva illegali.
LaGuardia celebrò quella decisione ordinando alla polizia di confiscare tutti i pinball della città. Tenne una conferenza stampa in cui venne immortalato in alcune famose foto che lo ritraevano impegnato nella demolizione delle macchine da gioco, armato di un grosso martello. L'evento trovò spazio anche nei cinegiornali ed ebbe una certa rilevanza in tutto il paese.
In breve tempo, altri stati americani adottarono dei provvedimenti simili. La tendenza sembrava inarrestabile.

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Un ufficiale di polizia distrugge i flipper confiscati a New York (1949)

"L'industria del divertimento era stata contaminata: tutte le macchine funzionanti a moneta venivano inevitabilmente associate al gioco d'azzardo. La foto di Fiorello LaGuardia che distrugge le "macchine del peccato" aveva colpito l'opinione pubblica".
- Joel Hochberg, Rare

Nel giro di tre settimane, la polizia di New York confiscò e distrusse più di 3000 pinball.
Il sindaco LaGuardia donò al governo americano il metallo recuperato (oltre 3 tonnellate, costituite in buona parte da biglie di acciaio) per supportare lo sforzo bellico contro la Germania nazista.
Nella città di New York, la messa al bando dei pinball durò per quasi 35 anni.

La battaglia per la legalità

Gottlieb credeva che l'unico modo per legittimare il gioco del pinball consisteva nel dimostrare che lo svolgimento della partita non era solo una questione di fortuna ma che, al contrario, dipendeva fortemente dall'abilità del giocatore. Dovettero passare molti anni prima che questo principio venisse riconosciuto.

Nel 1947, Harry Mabs, uno degli ingegneri di Gottlieb, apportò al gioco un'innovazione fondamentale: sei palette azionate a molla che venivano utilizzate dal giocatore per respingere la biglia prima che questa terminasse la sua corsa alla base del tavolo.
Gottlieb battezzò questo dispositivo “flipper bumpers” (pinne respingenti).
Le macchine da gioco introdotte in Europa nel dopoguerra, vennero battezzate Flipper per via della scritta che era riportata sopra le palette ("flipper", appunto). Il termine "Flipper" diventò di uso comune, principalmente in Italia e in Francia, per indicare genericamente l'intera macchina da gioco, possiamo quindi considerarla la denominazione nostrana del Pinball americano.

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I Flipper sul tavolo di Humpty Dumpty

L'invenzione delle palette elettromeccaniche rivoluzionò radicalmente il pinball, trasformandolo da gioco di fortuna in gioco di abilità: il giocatore controllava entro certi limiti lo svolgimento della partita, aveva lo scopo di colpire dei bersagli, poteva esercitarsi e migliorare nel tempo. La maggior parte dei punti erano accumulati azionando i flipper con destrezza e non dipendevano solo dalla fortuna e dalla gravità.
Il diverso approccio, l'interazione e il maggior coinvolgimento del giocatore, elevavano il pinball ad una forma di intrattenimento totalmente nuova.

Humpty Dumpty, introdotto da Gottlieb, rappresentò la salvezza del pinball.
Altri produttori, spinti dal bisogno di riguadagnare legittimità sul mercato, imitarono le palette di Humpty Dumpty e chiamarono i loro cabinati "Flipper Game". In Francia, dove il gioco del pinball (nelle sue varianti) era sempre stato molto popolare, ci si riferiva alle nuove macchine semplicemente come “le flipper”.

Dopo essersi lamentato per anni dei concorrenti che rubavano le sue idee, anche Harry Williams si trovò ad imitare quell'innovazione, accodandosi al numero sempre maggiore di produttori che adottarono il sistema a palette di Gottlieb.
Il primo flipper game prodotto da Williams si chiamava "Sunny". A quel tempo, Harry Williams possedeva già la sua azienda a Chicago, la Williams Manufacturing Company, che aveva fondato nel 1942.
Sebbene Harry Mabs inventò le palette, fu Steven Kordek, un ingegnere della Genco, che trovò la migliore implementazione.
Kordek rimpiazzò le sei palette di Humpty Dumpty — due in alto, due al centro e due in basso, lungo i lati — con due flipper posti alla base del tavolo e introdusse la sua innovazione in un gioco chiamato "Triple Action".

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La "pinna" introdotta da Steve Kordek nel 1948

"Lavoravo in una piccola compagnia in cui mi dicevano sempre di limare i costi, per nessun motivo al mondo avrei potuto progettare un tavolo con sei flipper".
—Steve Kordek, ingegnere e designer, Genco

La maggior parte dei pinball creati nel 1947 avevano sei flipper. Nel Gennaio del 1948, quando Kordek presentò il suo design che impiegava due soli flipper, suscitò un immediato clamore. Da quel momento tutta l'industria seguì quel design semplificato, che diventò lo standard per le future generazioni di macchine.

Nello stesso periodo, Bally introdusse delle macchine "Bingo", sostanzialmente dei pinball privi di palette, più simili alle vecchie macchine payout che avevano compromesso la legalità di tutto il settore.

"Alcuni provarono a distribuire le macchine Bingo considerandole alla stregua di normali pinball. Ma in realtà erano un gioco d'azzardo e mio nonno non voleva averci niente a che fare".
—Michael Gottlieb

I legislatori di alcuni stati diventarono gradualmente più indulgenti nei confronti dei nuovi pinball. A New York il bando perdurò fino agli anni '70.