Queste dichiarazioni seguono le preoccupazioni sollevate dal senatore repubblicano Tom Cotton riguardo ai legami di Tan con aziende tecnologiche cinesi associate al Partito Comunista Cinese e all'esercito del paese. In una lettera a Frank D. Yeary, presidente del consiglio di amministrazione di Intel, Cotton ha sollevato dubbi sulla capacità di Tan di gestire in modo responsabile i fondi pubblici americani, come il contributo di quasi 8 miliardi di dollari del CHIPS Act.
Cotton ha anche chiesto se a Tan fosse richiesto di disinvestire da partecipazioni in aziende cinesi con legami controversi. Intel non ha ancora fornito un commento ufficiale. Tuttavia, ha affermato a Reuters che "Intel e il signor Tan sono profondamente impegnati nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti". Tan, alla guida di Intel dal marzo scorso, ha introdotto misure per ridurre i costi, tra cui licenziamenti e piani di dismissione di alcune parti dell'azienda.
Quali sono le accuse specifiche mosse contro Lip-Bu Tan riguardo ai suoi legami con aziende cinesi?
Lip-Bu Tan è accusato di aver investito oltre 200 milioni di dollari in centinaia di aziende cinesi, alcune delle quali legate all'esercito cinese. Inoltre, la sua precedente azienda, Cadence Design Systems, ha ammesso di aver violato le normative statunitensi sull'export vendendo software a un'università cinese affiliata all'Esercito Popolare di Liberazione. Questi legami sollevano preoccupazioni sulla sua capacità di gestire responsabilmente i fondi pubblici americani destinati a Intel.
Qual è stato l'impatto delle dichiarazioni di Trump sulle azioni di Intel?
Dopo le dichiarazioni di Trump su Truth Social, le azioni di Intel hanno subito un calo significativo, registrando una perdita del 3,5% nel pre-market del Nasdaq. Questo riflette le preoccupazioni degli investitori riguardo alla stabilità della leadership dell'azienda e alle potenziali implicazioni dei legami di Tan con aziende cinesi.
Quali misure ha adottato Lip-Bu Tan da quando è diventato CEO di Intel?
Da quando ha assunto la carica di CEO a marzo 2025, Lip-Bu Tan ha implementato diverse misure per ridurre i costi e migliorare l'efficienza di Intel. Tra queste, ha annunciato il taglio di oltre il 20% del personale, pari a circa 25.000 dipendenti, e ha pianificato la dismissione di alcune parti dell'azienda. Queste azioni mirano a rafforzare la competitività di Intel nel settore dei semiconduttori.
Cos'è il CHIPS Act e come coinvolge Intel?
Il CHIPS Act è una legge statunitense che mira a incentivare la produzione domestica di semiconduttori attraverso finanziamenti e sussidi. Intel è uno dei principali beneficiari di questo programma, avendo ricevuto quasi 8 miliardi di dollari per sviluppare e ampliare le sue capacità produttive negli Stati Uniti. Questo sostegno è volto a rafforzare la posizione degli Stati Uniti nel settore dei semiconduttori e a ridurre la dipendenza da fornitori esteri.
Quali sono le implicazioni dei legami di un CEO con aziende straniere per la sicurezza nazionale?
I legami di un CEO con aziende straniere, specialmente quelle associate a governi o eserciti di paesi concorrenti, possono sollevare preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. Tali connessioni potrebbero compromettere la gestione responsabile di fondi pubblici, l'integrità delle informazioni sensibili e la capacità dell'azienda di operare in conformità con le normative nazionali. Nel caso di Intel, i legami di Lip-Bu Tan con aziende cinesi hanno sollevato dubbi sulla sua idoneità a guidare un'azienda strategicamente importante per gli Stati Uniti.
Come influiscono le tensioni tra Stati Uniti e Cina sul settore dei semiconduttori?
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno un impatto significativo sul settore dei semiconduttori, poiché entrambe le nazioni competono per la supremazia tecnologica. Restrizioni commerciali, sanzioni e preoccupazioni sulla sicurezza nazionale possono limitare la collaborazione e gli scambi tra aziende dei due paesi, influenzando la catena di approvvigionamento globale e la disponibilità di componenti critici. Questo scenario spinge le aziende a diversificare le loro fonti di approvvigionamento e a investire nella produzione domestica per ridurre la dipendenza da fornitori esteri.