Bertie the Brain

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Il primo esempio conosciuto di videogioco implementato su computer fu mostrato a Toronto durante l'esposizione nazionale Canadese del 1950.
Sullo strano dispositivo elettronico capeggiava una scritta illuminata: "computer brain versus human brain".
Era una macchina enorme, alta quattro metri, posizionata fra gli ultimi modelli di radio e televisori allo stand della Rogers Majestic. L'azienda, lontano predecessore dell'attuale Rogers Communications, era specializzata in valvole, che all'epoca erano le componenti elettroniche più diffuse, prima dell'avvento del transistor e dei circuiti integrati.
"Bertie the Brain", come era affettuosamente chiamato quel computer, giocava a tic-tac-toe.
Gli avversari umani che provavano a sfidarlo facevano le loro mosse grazie a un pannello retroilluminato, ma Bertie controbatteva quasi istantaneamente e risultava quasi impossibile da sconfiggere.

Da un punto di vista moderno, Bertie the Brain appare mastodontico e non particolarmente divertente come gioco arcade, ma nel 1950 era uno dei primi giochi di questo tipo al mondo, una pietra miliare nello sviluppo dell'intrattenimento digitale. Anche il suo inventore, Josef Kates, ha una storia sorprendente. Nato in Austria nel 1921 da famiglia ebrea, fu costretto ad una rocambolesca fuga dopo l'invasione nazista nel 1938. Insieme ad un amico, trascorse la prima notte a Venezia, nascosto dentro una gondola, poi fuggì a Milano, Zurigo, Londra e arrivò a Leeds nello Yorkshire.
In Inghilterra, Kates trovò lavoro come apprendista in un laboratorio di ottica ma, allo scoppio della seconda guerra mondiale, mentre stava per arruolarsi nell'esercito, fu catturato e spedito in Canada in un campo di lavoro.

Fra mille difficoltà riuscì a proseguire gli studi di fisica e matematica e grazie alla precedente esperienza fu assunto dalla Imperial Optical di Toronto che fabbricava dispositivi di precisione per uso bellico.
Per la realizzazione di un'apparecchiatura radar iniziò a collaborare con il laboratorio di ricerca della Rogers Majestic ma, alla fine della guerra, la divisione fu venduta e Kates decise di completare i suoi studi all'Università di Toronto; lì entrò in contatto con gli ingegneri che stavano portando avanti lo sviluppo di un nuovo computer a 12-bit, noto come UTEC (University of Toronto Electronic Computer).

Nello stesso periodo, con l'aiuto degli amici alla Rogers Majestic, Kates stava sviluppando una valvola miniaturizzata di sua invenzione, che chiamò Additron,
Bertie the Brain fu costruito allo scopo di mostrare le potenzialità di questo dispositivo elettronico: il tubo Additron era più piccolo, meno complesso e consumava meno energia di una tipica valvola in uso all'epoca. Rogers Majestic voleva spingere l'adozione di questa tecnologia, dimostrando che l'Additron poteva essere usato convenientemente nella realizzazione di un computer.

Purtroppo l'Additron finì per non trovare impiego nell'UTEC poiché l'Università di Toronto decise di abbandonare lo sviluppo di quel prototipo e di acquistare un Ferranti Mark I, il primo modello di computer commerciale del produttore inglese.
Rogers Majestic non riuscì neanche ad avviare la produzione di massa dell'additron perché la procedura per ottenere il brevetto si dimostrò lunga e difficile e si concluse solo nel 1956, quando l'avvento del transistor e dell'elettronica allo stato solido aveva ormai reso obsoleta quella tecnologia.
"Se la rivoluzione del transistor fosse arrivata dieci anni più tardi sarei diventato ricco", commentò Kates.

In ogni caso, nel 1950, realizzare un Tic-Tac-Toe computerizzato da esporre alla fiera sembrava un ottimo modo per promuovere i tubi Additron.
"Su l'UTEC già facevamo dei piccoli giochi matematici, così mi venne l'idea di costruire una macchina che potesse veramente giocare... Praticamente tutti conoscono tic-tac-toe e pensai che sarebbe stato perfetto per un'esibizione", racconta Kates in una recente intervista.

"Quando iniziai a progettare Bertie the Brain, stavo portando avanti lo sviluppo del computer all'Università e contemporaneamente lavoravo alla mia tesi. Fare più cose nello stesso momento diventò per me una consuetudine, per questo motivo gli amici mi chiamavano multi-processore".Bertie venne installato al Canadian National Exhibition e rimase operativo durante le due settimane dell'evento, che si tenne dal 25 Agosto al 9 Settembre del 1950.

In questa versione elettronica del Tic-Tac-Toe, il giocatore selezionava la posizione della sua prossima mossa da una griglia di nove bottoni retroilluminati sul pannello frontale. La scelta veniva replicata su un pannello disposto verticalmente, costituito da nove grandi quadrati, sui cui compariva una "X" o una "O" nella posizione corrispondente.
Il computer faceva la sua mossa immediatamente dopo. A destra della griglia veniva evidenziato quale giocatore era di turno: si accendeva alternativamente "Electronic Brain" con la "X", oppure "Human Brain" con la "O". Sotto al giocatore che si aggiudicava la partita appariva la scritta "WIN".

Kates sedeva spesso accanto alla macchina e ne regolava il livello di difficoltà, abbassandolo per i bambini e rendendo la sfida più impegnativa per gli adulti. Osservava soddisfatto la sua invenzione che prendeva decisioni strategiche in una frazione di secondo e aveva quasi sempre la meglio sugli avversari umani. "Fu un grande successo che andò ben oltre le nostre aspettative", disse Kates. "C'era sempre la fila per giocare e molte persone incuriosite tutt'attorno".Terminata l'esposizione, Bertie the Brain aveva assolto la propria funzione. Nonostante avesse conquistato una certa popolarità, la macchina venne smantellata e pian piano cadde nel dimenticatoio.

Bertie the Brain viene raramente citato nei libri di storia dei videogiochi e la sua importanza storica è stata per lungo tempo sottovalutata. Ciò appare strano, considerata la notevole pubblicità di cui godette all'epoca; anche Life Magazine dedicò un articolo a Bertie the Brain, che ritraeva il famoso attore Danny Kaye mentre sfidava la macchina.
Lo stesso Kates, che in seguito ricoprì dei ruoli importanti nella comunità scientifica canadese, in più occasioni raccontò della creazione del gioco.  Fu solo dopo un'intervista del 2014 con il magazine Spacing che l'ormai novantenne inventore ottenne il giusto riconoscimento e riaccese l'attenzione su Bertie the Brain.