Perché le componenti per computer vengono prodotte a Taiwan?

Origini e sviluppo dell'industria Taiwanese

Il proliferare di aziende taiwanesi che operano nel mondo dei personal computer, è strettamente legato all’industria dell’elettronica di consumo che si sviluppò nel paese a partire dagli anni ‘60. Grandi aziende americare (Philco, RCA, Admiral, Motorola) e giapponesi (Hitachi, Matsushita/Panasonic, Sanyo, Sharp, Toshiba) iniziarono ad appaltare la produzione di apparecchi radio televisivi, attirate dal basso costo della manodopera.

Per abbassare ancora di più i costi di produzione vennero fatti accordi con il governo locale che favorì la creazione di joint venture, al fine di trasferire know-how e produrre in casa anche le componenti discrete. Le imprese locali presero in licenza le tecnologie delle multinazionali ed iniziarono a servire il mercato interno e ad esportare nel sud-est asiatico e in america latina prodotti elettronici che avevano nel basso prezzo la caratteristica principale.

Negli primi anni ‘70, Taiwan era diventato il paese in cui si assemblavano la maggior parte delle TV destinate al mercato globale. Nello stesso periodo, alcune aziende taiwanesi entrarono nel business delle calcolatrici (ormai diventate un bene di consumo) e degli orologi digitali. L’esperienza nella progettazione e nella realizzazione di questi semplici prodotti elettronici, basati su circuiti stampati, fu di cruciale importanza per avviare la transizione verso l’industria dei personal computer che fiorì negli anni ‘80.

Verso la fine degli anni ‘70 esplose il fenomeno dei videogiochi arcade importati dal Giappone: vista l’alta domanda, molte piccole imprese locali facevano il reverse engineering dei cabinati o ne copiavano il design. Nel 1982, il governo mise un brusco stop a questa pratica, assimilando i videogame da sala al gioco d’azzardo. Molti produttori si trovarono così con costosi processori inutilizzati; notando però che erano gli stessi utilizzati negli Apple II, si buttarono nel mercato dei cloni. Fu così che Taiwan iniziò ad esportare personal computer: cloni Apple non autorizzzati arrivarono sul mercato americano a prezzi stracciati. Aziende taiwanesi come Sekon e Jiama producevano dei modelli di Apple II virtualmente identici all’originale, anche nel design del case in plastica. In seguito all’azione legale intrapresa da Apple, il governo fu costretto a bandire l’esportazione di questi computer clonati illegalmente. Tuttavia la legge fu aggirata e le vendite continuarono, con le ROM coperte da copyright che venivano installate sotto la responsabilità dei rivenditori nei paesi di esportazione.

Oltre all’esperienza nella produzione di componenti elettroniche, per l’industria di Taiwan furono di fondamentale importanza le competenze acquisite all’estero: ingegneri e tecnici taiwanesi avevano lavorato a stretto contatto con le aziende che guidavano l’innovazione nella Silicon Valley e avevano avuto accesso alle tecnologie chiave che avrebbero rivoluzionato il mercato. Infatti, la maggior parte di produttori taiwanesi di chipset e schede madri sono spin off dell’americana Chips & Technologies.

Le aziende locali mantennero una relazione strategica con le multinazionali, come ad esempio Intel, che forniva le informazioni riservate sulle nuove generazioni di processori permettendo così di introdurre prodotti che erano sempre un passo avanti alla concorrenza. Queste aziende, fondate nella seconda metà degli anni ‘80, sono ancora oggi nomi popolari come Elitegroup Computer Systems (ECS), Micro-Star International (MSI), ASUSTeK Computer (ASUS) e Gigabyte Technology.
Alcuni ex-ingegneri della Silicon Valley, individuarono un particolare segmento di mercato e, tornati in patria, si specializzarono nella produzione di mouse, scanner e altri dispositivi dedicati.

Chung-Hua Picture Tube, che era diventato il maggior esportatore di tubi catodici per le Tv, si riciclò con successo come produttore di monitor per PC e insieme ad altre aziende taiwanesi come Tatung e Sampo, stipulò dei contratti di fornitura con IBM e Compaq.

Il maggior produttore taiwanese di calcolatrici, San-Ai, dette origine a due spin-offs, Inventec e Quanta che diventarono i principali produttori di notebook negli anni ‘90, continuando ad operare come Original Design Manufacturer (ODM) anche per aziende come Apple, Dell, HP e Amazon. MiTAC fu un altro produttore taiwanese che si impose sul mercato internazionale negli anni ‘80 e ‘90, con la sua linea di PC IBM-compatibili.

Quello che è oggi il maggior produttore al mondo di apparecchiature digitali conto terzi, Foxconn, fu fondata a Taipei con il nome di Hon Hai Precision Industry nel 1974 e iniziò con la manifattura di componenti per Tv e si specializzò in seguito nei connettori per l’industria dei personal computer.

TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), fondata nel 1986 come joint venture fra il governo taiwanese e la Philips, è diventata l’azienda leader nell’industria dei semiconduttori e produce chip per compagnie “fabless” come Apple, Qualcomm, NVIDIA e AMD.

Nel 1976 venne fondata la Multitech, che cambiò nome in Acer nel 1987,  un’azienda focalizzata principalmente sulla progettazione industriale e sulla formazione di ingegneri che avrebbero contribuito al decollo tecnologico di Taiwan. Nel 1981, Multitech mise in commercio il, MicroProfessor MPF-I, un computer single board basato sul processore ZiLOG Z80, progettato per insegnare i fondamenti del linguaggio macchina. Il computer era racchiuso in un caratteristico involucro plastico a forma di libro, aveva un costo inferiore ai $100 e riscosse enorme successo.

Prima di concentrarsi nella produzione di IBM-compatibili, Multitech presentò dei clone dell’Apple II con il nome di MicroProfessor II e MicroProfessor III che vennero anche esportati in Europa. Le versioni per il mercato asiatico presentavano come caratteristica fondamentale un BASIC localizzato in lingua cinese, ottenuto modificando il BASIC di Apple. Con il nome di Acer, l’azienda diventò un colosso dell’industria dei personal computer, arrivando a raggiungere la seconda posizione a livello mondiale nel 2009, con una quota di mercato pari al 14%.