Biancaneve Design, l’eleganza veste i computer Apple
Con il travolgente successo dell'Apple II, Jobs cominciò a occuparsi seriamente di design industriale, in quanto si trattava dell'elemento distintivo tra la filosofia user friendly e pronta all'uso della Apple e l'offerta seriosa e puramente funzionale dei primi rivali, come l'IBM.
Nel marzo 1982, Jobs stabilì che alla Apple serviva un designer “di livello internazionale”, un progettista di fama mondiale.
Jerry Manock e gli altri membri del team di sviluppo non avevano più i requisiti necessari. Nei primi anni '80 il design era diventato uno dei punti di forza dell'industria, specialmente in Europa. Il successo ottenuto da Memphis, un gruppo italiano che si occupava del design di mobili e complementi d'arredo, convinse Jobs che era il momento giusto per introdurre l'eleganza e la qualità nel settore dei computer.
Quello che gli premeva era soprattutto riuscire a creare un linguaggio visuale comune a tutti i suoi prodotti. Desiderava che quella stessa coerenza stilistica che la Apple cominciava allora ad avere nel campo del software si estendesse anche all'hardware, rendendo immediatamente riconoscibile un prodotto dell'azienda.
Organizzò perciò un concorso di design, invitando i candidati, selezionati attraverso riviste del settore, a progettare sette prodotti diversi cui erano stati dati i nomi dei sette nani. Il vincitore fu Hartmut Esslinger, un trentacinquenne tedesco che, come Jobs, aveva abbandonato l'università, era ambizioso e dotato di grande iniziativa. Era noto nell'ambiente per aver lavorato al design dei televisori Sony.
Nel 1983 Esslinger si trasferì in California e aprì il proprio studio, la Frog Design Inc., lavorando in esclusiva per la Apple per la straordinaria cifra di 100.000 dollari al mese, spese e ore fatturabili escluse.
Esslinger creò un particolare linguaggio visuale in seguito noto come “Biancaneve”, uno stile che avrebbe dominato il design dei case per computer per una decina d'anni, caratterizzato da un uso accorto di angoli smussati e arrotondati. Ne è un buon esempio il Macintosh SE, un particolare modello all-in-one che ai giorni nostri in molti hanno convertito in acquario (ecco che cosa riescono a fare quelli che non sanno liberarsi dei loro adorati computer!)
Come Jobs, anche Esslinger prestava molta attenzione ai dettagli. Uno dei suoi tratti caratteristici era un abile ricorso a un incrocio di fessure verticali e orizzontali, capaci di spezzare le pesanti linee dei case facendoli apparire più piccoli di quanto in realtà non fossero. Molte di queste fessure servivano anche da prese d'aerazione, realizzate in sezioni trasversali a forma di S che impedivano che vi si potessero introdurre alcuni oggetti, per esempio graffette. Esslinger insistette anche sull'utilizzo delle migliori tecniche di produzione e convinse Jobs ad adottare uno speciale sistema di formatura conosciuto come “zero-draft”.
Anche se dispendiosa, la formatura zerodraft rese i case della Apple più piccoli e precisi, caratterizzati da rifiniture che Jobs stesso approvò con entusiasmo (e inoltre rese più difficile la contraffazione, in un momento in cui la Apple era alle prese con alcuni tentativi d'imitazione a buon mercato).
Il linguaggio visuale Biancaneve avrebbe in seguito ottenuto decine di riconoscimenti e i suoi concetti base finirono per essere così largamente adottati dalla concorrenza, da divenire lo standard indiscusso del settore per quanto riguarda i case. I computer beige prodotti dalla Dell, dall'IBM e dalla Compaq nel corso degli anni ‘80 e ‘90 (e molti altri ancora oggi) si assomigliavano tutti, perché tutti si rifacevano allo stile Biancaneve.