Zaltair, lo scherzo clamoroso di Steve Wozniak

Lo Zaltair è un misterioso computer annunciato al West Coast Computer Faire del 1977. Steve Wozniak ideò per scherzo un volantino che pubblicizzava lo Zaltair come il nuovo prodotto della MITS, evoluzione del popolare Altair, ma basato sul nuovo processore Z80

volantino zaltair

Steve Wozniak racconta in prima persona lo scherzo dello Zaltair, organizzato in occasione del West Coast Computer Faire del 1977

Il West Coast Computer Faire era un evento organizzato da Jim Warren, un membro dell’Homebrew. La manifestazione era prevista a San Francisco verso la metà di Aprile e lì avevamo in programma di presentare il nostro Apple II. Solo pochi giorni prima del West Coast Computer Faire ricevemmo i primi tre esemplari dei case in plastica. Appena ce li consegnarono riuscimmo ad assemblare l’intero computer mettendo all’interno la scheda e tutti i componenti.
Erano dei prototipi ma rendevano molto bene l’idea dell’aspetto finale che avrebbe avuto l’Apple II, e potevamo così esporli alla fiera.
Infine, il giorno prima del West Coast Computer Faire, Mike Markkula ci disse che dovevamo vestire in modo elegante e ci spiegò come dovevamo presentarci e come dovevamo agire.
Ci dette istruzioni precise sul modo in cui parlare alle persone e mostrare i prodotti.

Quello che è certo, oltre a questo, è che io iniziai subito a pensare quale sorta di scherzo avrei potuto fare durante quello show.
Per prima cosa scrissi un programmino che mostrava barzellette sull’etnia delle persone.
Poi organizzai una burla enorme che richiese uno sforzo notevolmente maggiore rispetto ad un comune scherzo. Pensai che mi sarei potuto prendere gioco della grande azienda che mi aveva aperto un mondo. Sto parlando dell’azienda che aveva realizzato l’Altair: la MITS Corporation.

Avevamo una lista di tutti i produttori che sarebbero stati presenti al West Coast Computer Faire per presentare computer e dispositivi vari, e pensai che fosse molto strano il fatto che MITS non partecipasse. Che grande opportunità di tirargli uno scherzo!
L’idea mi venne da qualcosa che avevo letto al riguardo delle “Carte del Pentagono”.
In tutto quello che venne fuori sullo scandalo politico, c’era una parte in cui veniva raccontato di un tale chiamato Dick Tuck che giocava sporco, diffondendo abilmente piccoli indizi fuorvianti, falsi rapporti, false notizie per mettere in allarme le persone, e il tutto era scritto in modo tale da sembrare verosimile.
Così decisi di fare una cosa del genere, di creare un falso annuncio pubblicitario, un volantino, per un falso prodotto della MITS. Dopo aver udito da Mike Markkula che noi ci accingevamo a distribuire ventimila brochure dell’Apple II, capii che avrei potuto spacciare migliaia e migliaia di falsi volantini.
Per prima cosa chiamai Adam Schoolski, un phone phreaker che avevo conosciuto pochi anni prima quando era appena tredicenne. Gli dissi che avevo intenzione di organizzare questo scherzo ma non lo volevo fare nei pressi della Bay Area di San Francisco. Avevo una buona esperienza in fatto di scherzi e sapevo che per la buona riuscita bisogna prestare la dovuta attenzione a mantenerne le persone all’oscuro, organizzando le cose dall’esterno, in segreto.
Quella sarebbe stata una burla colossale, dissi ad Adam, perchè volevo stampare ottomila volantini da distribuire. Ci spesi ben $400 per far stampare le ottomila copie su carta di colore differente. Con Adam escogitammo un prodotto chiamato Zaltair.
All’epoca si stava affermando una nuova azienda di nome Zilog che stava realizzando una cpu compatibile con l’Intel 8080. Parecchi computer hobbystici del tempo erano costruiti attorno a questa cpu, denominata Z-80. Anche i computer che ne facevano uso erano spesso chiamati Z-questo e Z-quello. C’era questa abitudine di usare nomi con la Z.
Così me ne uscii con “Zaltair”, per indicare un computer Altair basato sulla cpu Z-80.

Giocai con le parole modificandole con la lettera Z. Come "Bazic" e "perzonalità".
Avevo poi bisogno di un modello di annuncio pubblicitario da cui prendere ispirazione: sfogliai una rivista di computer, Byte, alla ricerca della peggiore pubblicità. E la trovai. Era quella di un’azienda chiamata Sphere. Recitava frasi del tipo: “Immagina questo, immagina quello. Immagina quest’altro.” Così scrissi il mio annuncio che diceva, “Immagina un’auto da corsa con cinque ruote.” Era l’annuncio più stupido mai concepito, ma scritto su un bel volantino con dei caratteri eleganti, sarebbe risultato del tutto plausibile.
"Immagina qualcosa più veloce della luce. Immagina un banjo con sei corde". Buttai giù le più grandi idiozie.
Tirai in ballo anche il bus di collegamento dell’Altair, il famoso S-100, usato per le schede di espansione. Inventai per lo Zaltair un bus denominato Z-150. Scrissi, “Abbiamo 150 slot. Lo abbiamo chiamato bus Z-150.” Aggiunsi anche che era compatibile con il bus S-100, ma che aveva 50 connessioni in più. Pensandoci un attimo, erano tutte affermazioni che non stavano in piedi ma ero sicuro che la gente le avrebbe percepite come fantastiche innovazioni per il solo fatto che stavano scritte sul nostro volantino creato in modo così professionale.
Poi decisi che quello scherzo alla MITS Corporation doveva sembrare ideato dalla Processor Technology, un’altra azienda che produceva un computer concorrente, il SOL.
L’idea mi venne da una mia precedente esperienza all’Università del Colorado, quando riuscii a far incolpare un altro ragazzo per aver collegato la TV nella mia classe. Due scherzi al prezzo di uno! Così scrissi una frase totalmente fasulla che avrebbe suscitato lo stupore generale. Tutti avrebbero pensato “Ma che diavolo vorrà dire?” Quella frase la misi in alto in caratteri corsivi, attribuendola ad Ed Roberts, il presidente della MITS.
Era completamente senza senso: “Predictable refinement of computer equipment should suggest online reliability. The elite computer hobbyist needs one logical optionless
guarantee, yet.” Avete notato? Se prendiamo la prima lettera di ogni parola che compone la frase misteriosa otteniamo “Processor Technology”!
Inoltre, sull’altro lato del foglio, misi una tabella comparativa. Era il modo che solitamente usavano le riviste specializzate come Byte per mettere a confronto i computer.
Quanto sono veloci? Quanto sono grandi? Quanta RAM hanno? Che processore usano?
Nella mia tabella usai delle categorie piuttosto stupide, come ad esempio una chiamata genericamente “hardware”. Ad ogni computer assegnavo una valutazione da 1 a 10.
Poi passavo al “software” e via via ad altre categorie sempre più strambe come “unicità” o “personalità” ed altre voci molto generiche con le quali nessuno si sognerebbe mai di valutare un computer.
Chiaramente, detti un 1 allo Zaltair in ogni categoria e misi sempre al secondo posto l’Altair.
Tutti i computer in commercio all’epoca erano migliori dell’Altair che li precedeva in classifica. Sembrava che uscissero ridimensionati da quella comparativa, anche se tutti i partecipanti alla fiera sapevano benissimo che le cose non stavano così.
Ovviamente inclusi anche l’Apple II fra gli sfidanti.

Poteva sembrare che la MITS stesse in qualche modo barando nel redigere quella classifica.
Capii che la cosa si stava ingigantendo e non potevo correre il rischio di farmi beccare.
Avevo due giovani amici, Chris Espinoza e Randy Wiggington, allora poco più che adolescenti, che erano a conoscenza di quello che stavo architettando. Mi raccomandai con tutti e due di non fiatare. Cascasse il mondo, non ne dovevano proferire parola con nessuno, neanche se venivano interrogati dalla polizia e gli dicevano che il loro complice aveva già cantato, dovevano continuare a negare tutto!
Dobbiamo prevenire queste cose, dissi loro, mantenete il segreto.
Adam Schoolski viveva a Los Angeles ma ci raggiunse a San Francisco in occasione della fiera.
Quando noi quattro arrivammo lì con ottomila volantini dello Zaltair, notammo subito il grande bancone dove tutte le aziende stavano esponendo le loro brochure e i vari materiali pubblicitari. La prima volta ne portammo duemila e li sistemammo sul tavolo senza dare nell’occhio.
Poi andammo un po’ in giro per la fiera, trattenendo le risate.
Ma Adam tornò da me circa un’ora dopo dicendo che tutti i volantini erano spariti. Anche la scatola di cartone. Tutto scomparso. Così tornammo nel nostro hotel a prenderne un’altra scatola da duemila volantini e la portammo lì. Stavolta rimanemmo nei paraggi ad osservare: alcuni tizi si avvicinarono al tavolo, esaminarono uno dei volantini, poi presero tutta la scatola e la portarono via. Così capimmo che c’erano alcuni uomini della MITS che li avevano scoperti!

Tornammo di nuovo all’hotel a prendere un’altra scatola di volantini.
Questa volta non ci limitammo a poggiare la scatola là sopra. Nascondemmo i volantini sotto la giacca, nei nostri zaini, e li distribuimmo a mano un po’ dappertutto, vicino ai telefoni, sui tavoli, in ogni angola della fiera. Dove trovavamo una pila di opuscoli — vere pubblicità di altre aziende — ce ne infilavamo sotto un po’ dei nostri. Se qualcuno ci avesse notato non avrebbe mai pensato che stavamo facendo qualcosa di sospetto. Ripetemmo quella mossa una volta, due volte e tutto filò liscio e le voci sullo Zaltair iniziarono a circolare. Per fortuna Steve e Mike non si accorsero di niente. Mike, di sicuro, avrebbe detto, “No, non fate queste scemenze. Possono mettere in cattiva luce la nostra azienda.” Un tipo professionale come lui avrebbe detto così.
Ma, attenzione, avevano a che fare con Steve Wozniak. Si, io prendevo il lavoro seriamente — avevo progettato un fantastico prodotto che tutti ammiravano — e mi ero impegnato davvero per dare vita all’azienda. Ma per me questo non significava rinunciare al divertimento di fare gli scherzi. Per il resto della vita ho continuato a comportarmi così. Anche a parecchi altri della Apple piaceva divertirsi, condividevamo questa filosofia e ciò aiutava a prendere la vita a cuor leggero.
Il giorno dopo non riuscivo a smettere di ridere quando vidi Steve osservare la tabella comparativa con lui che commentava positivamente la nostra performance rispetto ai concorrenti. Noi uscivamo dignitosamenti sconfitti dal fantomatico Zaltair e aggiunse, “Hei, dopotutto non è così male, siamo posizionati meglio di altri.”
Oh mio dio. Randy Wiggington dovette scappar via, aveva le lacrime agli occhi dalle risate!

La sera successiva era un mercoledì ed era in programma una riunione dell’Homebrew Club, non stavo nella pelle per vedere se qualcuno c’era cascato. Come mi aspettavo, un tale iniziò a parlare dello Zaltair dicendo che aveva chiamato la MITS per maggiori informazioni ma gli era stato risposto che era un falso, che era tutto frutto di uno scherzo di ignoti.
Scoprii poi che quasi un terzo delle persone presenti, circa duecento, aveva visto il volantino. La voce era girata.
Una settimana dopo, Gordon French, colui che aveva dato vita all’Homebrew e che aveva appena lasciato il suo incarico alla Processor Technology, era stato convocato dalla Apple per un qualche lavoro di consulenza che avrebbe dovuto svolgere per noi.
Lo ricordo come una persona veramente piacevole, con la quale era facile rapportarsi. Colsi l’occasione per chiedergli “Hai sentito parlare del nuovo Zaltair che sta per essere presentato?” Mi sforzai di rimanere serio mentre porgevo la questa domanda.
“Oh si”, disse. “Che bufala. E penso proprio di sapere chi ne è l’autore.”
Randy ed io ci fingemmo stupiti e lo incalzammo “Chi è stato? Chi ha ideato quello scherzo?”
Lui disse, “È stato Gary Ingram della Processor Technology. È un tipo con uno strano senso dell’umorismo.”
Era esattamente ciò che speravo! Dare la colpa a qualcun altro — e quel qualcun altro era un nostro concorrente, Processor Technology. Così fu un successo.
Aggiunsi, “Sai, ho sentito dire che c’era una specie di codice nascosto in quell’annuncio.”
Presi il volantino e scorsi le lettere come se lo stessi scoprendo allora per la vita volta. "P . . . R . . . 0 . . . C . .."
Sono sicuro che per anni e anni tutti attribuirono alla Processor Technology la paternità di quella bufala. Non confessai mai a nessuno la verità, se non molti anni dopo, in occasione di una festa di compleanno di Steve Jobs. Fu lì che gli regalai una copia incorniciata del volantino.
Appena la vide, Steve scoppiò a ridere. Non aveva mai sospettato che potessi esserne io l’autore!



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