Steve Wozniak: lascio l'HP per dedicarmi a tempo pieno alla Apple

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Steve Wozniak racconta come è nata la Apple

Nella puntata precedente, Wozniak aveva appena comunicato a Mike Markkula la sua decisione di restare in HP.

Mike Fu molto sintetico. Era come se avesse pensato, okay, bene, vorrà dire che la Apple si dovrà rivolgere a qualcun altro. Ma Steve ne rimase sconcertato. Credeva fermamente nell'Apple II e voleva a tutti i costi metterlo in produzione. Dopo un paio di giorni il mio telefono iniziò a squillare. Ricevevo chiamate a lavoro e a casa da mio padre, mia madre, mio fratello, e da vari amici. Una telefonata dietro l'altra.
Tutti mi dicevano che avevo preso la decisione sbagliata. Che avrei dovuto scegliere la Apple perchè, dopo tutto, $250.000 erano un sacco di soldi. Seppi poi che Steve aveva parlato con tutte quelle persone che continuavano a chiamarmi. Pensava che potessero aiutarmi a ragionare. Ma senza alcun risultato. Ero ancora fermamente convinto di rimanere all'HP.

Poi chiamò Allen Baum. Allen mi disse, "Steve, lo sai, dovresti veramente andare fino in fondo in quello che stai facendo. Pensaci. Tu puoi essere un ingegnere, diventare un manager e fare i soldi, o puoi essere un ingegnere, restare un ingegnere e diventare comunque ricco".
Mi disse che per lui era assolutamente possibile per me dar vita all'azienda rimanendo un ingegnere. Mi disse che avrei potuto tranquillamente farlo senza essere coinvolto in altri compiti gestionali. Era esattamente ciò che avevo bisogno di sentirmi dire. Avevo bisogno che una persona mi dicesse che sarei potuto restare alla base della piramide aziendale, come ingegnere, senza dover diventare un manager.
Toccando le corde giuste Allen mi convinse a tornare sulla mia decisione.

Chiamai subito Steve Jobs per comunicargli la novità. Era elettrizzato. Il giorno dopo mi recai di buon mattino all'HP dove incontrai un paio di amici, e dissi loro, "Ho deciso, lascio l'HP per dedicarmi a tempo pieno alla Apple".
Poi mi resi conto di una cosa, che avrei dovuto dirlo prima di tutti al mio capo. Così mi precipitai nel suo ufficio, ma non c'era. Aspettai e aspettai, si erano fatte le quattro del pomeriggio e ancora non era tornato alla sua scrivania. Tutti quelli che incrociavo mi si avvicinavano dicendo, "Hei, ho sentito che te ne stai andando", e non volevo che il mio capo lo venisse a sapere da qualcun altro. Alla fine arrivò. Gli dissi che avevo intenzione di lasciare per dar vita alla mia azienda.
Lui mi chiese quando volevo andarmene. "Subito", risposi. Così mi accompagnò all'ufficio del personale dove sbrigammo velocemente la pratica.

Avevo ormai preso la mia decisione e non ebbi alcuna esitazione. Da quel momento Apple era la cosa più importante per me. Già prima di incontrare Mike, con Steve stavamo pensando di trasferire la sede della Apple dalla sua casa e dal mio appartamento in un vero ufficio. Avevamo in banca circa $10.000 grazie ai proventi delle vendite dell'Apple I, così potevamo permettercelo.
L'ufficio era in Stevens Creek Boulevard a Cupertino, distante solo pochi isolati dall'enorme campus che la Apple avrebbe poi aperto in Bandley Drive. In seguito, quando Mike si unì a noi, avevamo molti più soldi a disposizione.

Ci trasferimmo nel nostro piccolo ufficio. C'erano cinque o sei scrivanie e rimaneva abbastanza spazio per un vero tavolo da lavoro, adatto per fare test e debug. Tutto lo staff di Apple era concentrato lì. Steve ed io, Markkula, Rod Holt, e il nuovo arrivato Mike Scott. Avevamo assunto Mike Scott con il ruolo di presidente, subito dopo che Mike Markkula era entrato a far parte della società. (Così ora eravamo due Steve e due Mike.) Mike, o “Scotty”, come lo chiamavamo di solito, aveva esperienza nella gestione aziendale. Era stato un dirigente alla National Semiconductor. Penso che oggi parecchia gente l'abbia dimenticato, ma Mike fu il presidente di Apple, il nostro leader, per ben quattro anni, fino a condurci alla quotazione in borsa.

Volevamo annunciare l'Apple II e svelarlo al pubblico durante il West Coast Computer Faire che si sarebbe tenuto di lì a quattro mesi. L'evento, organizzato da Jim Warren, un altro membro dell'Homebrew, era previsto a San Francisco verso la metà di Aprile. Così avevo quattro mesi per mettere tutto a punto. Avevo completato gli 8Kb di codice che dovevamo consegnare a Synertek, l'azienda che si sarebbe occupata di realizzare le ROM per l'Apple II, quelle che avrebbero dovuto contenere il BASIC da caricare all'avvio del computer.

C'era poi il progetto che riguardava il case in plastica. Noi saremmo stati i primi a realizzare un computer con un case di plastica. Grazie a dio, non mi dovetti occupare affatto di questa faccenda. Era compito di Steve Jobs, Rod Holt e Mike Scott. Avevano contattato un tizio a Palo Alto che si era offerto di realizzare i case in plastica per noi. La progettazione fu lunga e laboriosa e alla fine risultò che c'erano dei limiti nel lavoro che si poteva fare.
Il processo di fabbricazione usato permetteva di realizzare un numero veramente limitato di case al giorno. Solo pochi giorni prima del West Coast Computer Faire ricevemmo i primi tre esemplari dei nostri case in plastica. Appena ce li consegnarono riuscimmo ad assemblare l'intero computer mettendo all'interno la scheda e tutti i componenti. Erano dei prototipi ma rendevano molto bene l'idea dell'aspetto finale che avrebbe avuto l'Apple II, e potevamo così esporli alla fiera.

Infine, il giorno prima del West Coast Computer Faire, Mike Markkula ci disse che dovevamo vestire in modo elegante e ci spiegò come dovevamo presentarci e come dovevamo agire. Ci dette istruzioni precise sul modo in cui parlare alle persone e mostrare i prodotti.
Nonostante l'importanza di quella fiera per il futuro dell'azienda, non persi l'occasione di organizzare lo scherzo del nuovo computer Zaltair...



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